Mettiamo le mani avanti.
Leggo e ammiro Lorenzo Marone da La tentazione di essere felici.
Per i suoi personaggi, che sono talmente veri(tieri) da pensare che esistano veramente, per le sue storie, mai banali e legate per qualche aspetto alla vita di ognuno di noi, ma soprattutto perché scrive in modo talmente saggio, infilando una massima, un aforisma, una lezione di vita dietro l’altra senza mai risultare però noioso o petulante, ma così naturale da farsi venire voglia di tatuarsele quelle frasi (e qualcuno l’ha anche fatto, vero Laura?)
Dell’ultimo Magari domani resto, uscito qualche settimana fa, ho amato prima di tutto l’ambientazione: “Siamo a Napoli, Quartieri Spagnoli. Io vivo qui. Il mio nome è Luce. E sono donna.”
La Napoli più verace e popolare, ad un passo dai lussuosi Riva di Chiaia e Via Toledo (che per i napoletani resta via Roma), dove anni fa ho anche dormito e, in un ipotetico fil rouge con il romanzo, sono stato svegliato dal canto degli uccellini.
Leggete il libro e capirete che (anche qui) si parla di rondini, di voli e di primavere.
Luce vive ai Quartieri Spagnoli e lì ci viveva anche Nonna Giuseppina: la nonna che tutti vorrebbero avere e nella cui casetta una tazza di latte caldo con i biscotti sulla cerata a fiorellini azzuri non mancava mai.
Noi Colazionisti non possiamo che dare ragione a Luce quando dice “Una tazza di latte caldo sulla tavola è tutta la sicurezza di cui ho bisogno.”
Quei biscotti sono per noi le ‘attenzioni’ su cui spesso ritorna Marone nella sua narrazione: “Non parlerei d’amore, una parola abusata, parlerei piuttosto di “attenzioni”. Quello che ci manca, tutto quello che può farci sentire meglio, è racchiuso in questa piccola parolina…”.
Abbiamo quindi pensato ai biscotti che preparerebbe una nonna partenopea per la colazione dei propri nipoti e sono nati così i Biscotti di Nonna Giuseppina.
Biscotti grandi e rassicuranti pensati per l’inzuppo, con una consistenza morbida ma sostanziosa e dentro tutto il sapore della primavera a Napoli: scorze di limone e d’arancio, acqua di fiori d’arancio e cannella (perché quanto a profumi la pastiera non la batte nessuno).
Se anche voi avete bisogno di attenzioni in formato biscotti, prendete 2 uova, sbattetele con 140 g di zucchero, 60 g di latte, 100 g di olio di girasole, la buccia di mezzo limone e mezzo arancio (entrambi bio o comunque non trattati) e 1 cucchiaio di acqua di fiori d’arancio. Quando il composto liquido è ben amalgamato, aggiungere 400 g di farina 00 a cui avrete mischiato 15 g di ammoniaca per dolci e mezzo cucchiaino di cannella in polvere. Impastare a mano fino ad ottenere un composto omogeneo ma leggermente appiccicoso, formare un salame dello spesso di 2 cm, tagliare della lunghezza desiderata (ca. 10 cm), passare i singoli biscotti nello zucchero semolato e poi appoggiare sulla teglia con carta forno. Informare a 180° statico (165/170° ventilato) per ca. 20 minuti; quando iniziano a colorirsi tirare fuori dal forno e far raffreddare.
Attenzione ai fumi dell’ammoniaca che usciranno appena si apre il forno, ma man mano evaporeranno.
Conservare in un contenitore ermetico o latta fino a due settimane.
Perfetti per l’inzuppo, ottimi anche insieme ad un intenso caffè napoletano immaginando di essere lì, in quell’alloggio ai Quartieri Spagnoli a prenderlo con Luce e sua madre.
“Restiamo a guardare le lingue di fuoco che escono dal fornello, poi, quando la moka già inizia a borbottare, mamma trova il coraggio di proseguire: […] Spengo sotto il fuoco, rovescio tre cucchiaini di zucchero nella macchinetta, e giro. Ecco un altro rumore familiare: il metallo della posata che sbatte contro quello del bricco e basta a farmi sentire meglio e di nuovo a mio agio. Verso il liquido nelle tazzine e glielo porgo.”
Ph. credits copertina: Feltrinelli Editore
Ph. credits Quartieri Spagnoli: fotocommunity.it