EXPO MILANO OFF/3: La Fondazione Prada, il Bar Luce e la colazione in ‘bellezza’

EXPO MILANO OFF/3: La Fondazione Prada, il Bar Luce e la colazione in ‘bellezza’

EXPO si avvia alla conclusione.
Ultima puntata dello speciale: Expo Milano OFF  e concludiamo in bellezza, o meglio con LA BELLEZZA, perché alla Fondazione Prada e nel suo Bar Luce è proprio il concetto di bellezza ad esprimere al meglio quello che si percepisce visitandola.
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La Fondazione Prada, presieduta da Miuccia Prada e Patrizio Bertelli, conta due sedi, una a Venezia (Ca’ Corner della Regina) e la seconda a Milano, nella sede inaugurata il 9 maggio scorso in Largo Isarco 2, nella zona sud della città, negli spazi della dismessa Società Italiana Spiriti, una distilleria risalente ai primi anni del Novecento.
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La nuova sede, progettata dallo studio di architettura OMA (Office for Metropolitan Architecture), guidato da Rem Koolhaas, è costituita da edifici preesistenti a cui si aggiungono tre nuove costruzioni (Podium, Cinema e Torre), in un’interazione continua tra ‘vecchio e nuovo.
L’elemento più iconico dall’esterno è sicuramente la torre con rivestimento dorato, tuttavia le parti interne dove si organizzano mostre ed eventi periodici riservano ai visitatori grandi sorprese.
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IlColazionista
è però attratto soprattutto dal suo angolo preferito della Fondazione: il Bar Luce, ideato dal regista Wes Anderson.
Come si legge sul sito della fondazione, “il Bar Luce “ricrea l’atmosfera di un tipico caffè della vecchia Milano. Sebbene i film del cineasta americano siano spesso composti da un susseguirsi di “quadri” simmetrici, per Anderson: ‘non c’è una prospettiva ideale per questo spazio. Dal momento che è stato pensato per essere ‘vissuto’, dovrebbe avere molti posti comodi dove sedersi per conversare, leggere, mangiare, bere… Credo che sarebbe un ottimo set, ma anche un bellissimo posto per scrivere un film. Ho cercato di dare forma a un luogo in cui mi piacerebbe trascorrere i miei pomeriggi non cinematografici’.
Entrare nel Bar Luce è ritornare agli anni ’50/’60: il soffitto riproduce graficamente uno dei simboli di Milano, la Galleria Vittorio Emanuele; i colori pastelli, gli arredi retrò, juke-box e flipper fanno pensare immediatamente ai caffè immortalati nei film del Neorealismo Italiano (Visconti, Desica) tuttavia con un’atmosfera sognante e giocosa tra la Dolce Vita di Fellini e il Favoloso Mondo di Amélie.

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Non so se siano più invitanti i krapfen voluttuosamente ricchi di marmellata o i mini-croissants dietro le vetrine, ma io sono inspiegabilmente attratto dalle splendide tortine di frutta, pressoché perfette con una spruzzata lieve di zucchero a velo; anche i paninetti dolci non scherzano quanto a perfezione: le fette di pomodoro e mozzarella hanno le stesse forma e dimensione del paninetto tagliato.
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La tortina di frolla con crema chantilly era ottima e anche il caffè-latte (che bello chiamarlo con questo termine così familiare e rassicurante) buono: schiuma compatta e consistente e ottimo espresso di fondo.
I prezzi sono adeguati (3 euro la tortina, 1,50 il caffé-latte) e, vista la qualità di paste e caffetteria, più che buoni: 10% di maggiorazione per il servizio seduti e la voglia di tornarci presto.
Sì, perché accompagnati dalla musica del juke-box (con i vinili originali) uno indugerebbe a lungo appagato e assorto da tale BELLEZZA.
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