Non so se siano più belle le venezuelane o più buone le arepas.
E’ un dato di fatto che tra le nazioni che hanno sfornato più Miss Universo c’è sicuramente il Venezuela (insieme alla Colombia), ma pensando a Fiorella e Irene, le maestre di cucina conosciute al corso dei Il mondo delle arepas e, in generale, delle preparazioni venezuelane mi ha conquistato.
Le arepas rappresentano IL CIBO del Venezuela, mangiato da colazione a tarda serata, sia sottoforma di spuntino e street-food sia preparato in casa e mangiato quasi apparecchiato.
La preparazione come gli ingredienti sono molto semplici.
Occorre procurarsi nei negozi sudamericani (sparsi a Torino soprattutto tra San Salvario e San Paolo ma anche nei grandi supermercati tipo Carrefour) della farina di mais bianco (anche quello giallo va bene) precotta (la marca più nota è P.A.N.), versarne un bicchiere e mezzo in una ciotola ampia, aggiungere un bicchiere di acqua, un po’ d’olio (facoltativo), mischiare velocemente fino ad ottenere un impasto che ricorda un po’ la plastilina (o il Didò®) aggiungendo, eventualmente altra acqua o farina, per ottenere delle palline (della grandezza tra una palla da golf e una da tennis) da schiacciare tra le mani come per applaudire fino ad ottenere una polpetta schiacciata che stia nel palmo della mano (volendo si possono fare anche più grandi) e spessa 1/1,5 cm facendo attenzione che i bordi siano belli morbidi e non ci siano delle crepe; in tal caso ritoccare con un po’ d’acqua per allisciarli.
Appoggiare le arepas in una padella antiaderente molto calda leggermente unta e lasciare per qualche minuto su ogni lato in modo che si formi una leggera crosticina e le arepas si muovano bene; a questo punto, passarle nel forno caldo (meglio ventilato) a 180° per un quarto d’ora dove si gonfieranno leggermente.Riempire con il vostro ripieno preferito: Fiorella e Irene mi hanno detto che quelli più amati per la colazione, in abbinamento a un caffé con leche sono prosciutto cotto (jamón) York e queso blanco (formaggio poco stagionato tipo ricotta dura o galbanino) in una sorta di toast venezuelano e il perìco, ovvero pomodoro fresco maturo (o pelati) rosolato con la cipolla e poi uovo sbattuto. Poi a pranzo o a cena anche la carne, insalata di mare e anche fagioli neri (stufati per peperoni e cumino) e queso blanco, pollo sminuzzato, maionese e avocado.
L’avocado ci sta quindi sempre bene e, dopo quello abbiamo letto in questi giorni a proposito dei suoi super poteri, ne consumeremo sempre di più.
W le arepas e w l’avocado!
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